Start-up e PMI Innovative: Un Nuovo Orizzonte Fiscale

Start-up e PMI Innovative: Un Nuovo Orizzonte Fiscale


L’innovazione è il motore del progresso e l’Italia sta cavalcando questa onda con politiche fiscali sempre più orientate a sostenere start-up e PMI innovative. Il Decreto Legge n.179/2012 ha gettato le basi per un ambiente favorevole, introducendo un quadro normativo che facilita la nascita e la crescita di queste nuove realtà imprenditoriali.

 

Identikit di una Start-up Innovativa

Le start-up innovative sono quelle imprese che si dedicano allo sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti o servizi ad alto valore tecnologico. Per essere riconosciute come tali, devono possedere requisiti ben definiti:

  • Sostenere spese di ricerca e sviluppo per almeno il 15% del maggiore tra costo e valore totale della produzione.
  • Impiegare personale altamente qualificato come dipendenti o collaboratori.
  • Essere titolari, depositarie o licenziatarie di privative industriali, o detentori dei diritti relativi a un programma per elaboratore originario.

 

Agevolazioni e Incentivi Fiscali

Queste imprese godono di agevolazioni fiscali e di sostegno al lavoro, come semplificazioni nella costituzione, riduzione degli oneri per l’avvio dell’attività e incentivi agli investimenti nel capitale di rischio. Inoltre, sono esonerate da alcune penalizzazioni fiscali previste per le società di comodo, come l’imputazione di un reddito minimo e l’utilizzo limitato del credito IVA.

 

Il Cammino Normativo e il Limite de minimis 2024

Il cammino normativo italiano prosegue con l’introduzione del nuovo regime de minimis a partire da gennaio 2024, che modifica la detrazione fiscale per start-up e PMI innovative. Questo cambiamento riflette l’importanza degli incentivi fiscali nel contesto economico attuale e l’impegno del governo nel sostenere l’innovazione e la crescita economica.

 

Impatto e Prospettive Future

L’ecosistema delle start-up innovative in Italia è in continua crescita, con oltre 500 nuove società che nascono ogni tre mesi. Questo dinamismo è il risultato di politiche mirate che non solo incentivano la creazione di nuove imprese ma attraggono anche investitori alla ricerca di opportunità in un settore promettente.

 

In conclusione, l’Italia sta consolidando la sua posizione come un hub di innovazione e imprenditorialità. Con un quadro normativo su misura e incentivi fiscali strategici, le start-up e le PMI innovative sono destinate a giocare un ruolo chiave nel panorama economico nazionale e internazionale.

 

 

 

 

 

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Regolamento SFDR: Informativa sulla Sostenibilità nel Settore dei Servizi Finanziari

Regolamento SFDR: Informativa sulla Sostenibilità nel Settore dei Servizi Finanziari


L'Unione Europea, nel quadro delle politiche di sostenibilità ed ESG, ha adottato il Regolamento (UE) 2019/2088, noto come SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), entrato in vigore il 27 novembre 2019.

 

Questo regolamento mira a migliorare la trasparenza e l’informazione nel settore finanziario riguardo alla sostenibilità.

 

Vediamo i punti chiave:

 

  1. Obiettivi di Sostenibilità: L’SFDR collega gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite al quadro strategico dell’Unione Europea. L’obiettivo è una transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e più sostenibile.
  2. Accordo di Parigi: L’SFDR si allinea con l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Si propone di rendere i flussi finanziari compatibili con uno sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra e resiliente dal punto di vista climatico.
  3. Informazioni sulla Sostenibilità: Le banche, gli asset manager, le compagnie di assicurazione e altri attori istituzionali devono fornire informazioni sulla sostenibilità nei loro servizi finanziari. Questo include la classificazione dei clienti in base a criteri di sostenibilità.
  4. Accesso al Credito: L’SFDR può influenzare l’accesso al credito. Le banche devono considerare la sostenibilità dei clienti nella valutazione del rischio e nell’offerta di prodotti finanziari.
  5. Standardizzazione: L’SFDR mira a standardizzare le informazioni relative ai processi di investimento ESG (ambientali, sociali e di governance).

 

In sintesi, l’SFDR è un passo importante verso un settore finanziario più sostenibile e responsabile.

 

Le banche devono ora considerare attentamente la sostenibilità dei loro clienti: pertanto, l'impatto è considerevole, perché il rispetto delle politiche ESG condizionerà l'accesso delle imprese al credito.

 

 

 

 

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Le novità della Legge di delegazione europea 2022-2023

Le novità della Legge di delegazione europea 2022-2023


Il 24 febbraio 2024 è entrata in vigore la Legge 21 febbraio 2024 , n. 15, che delega il Governo a recepire una serie di direttive e altri atti dell’Unione europea, nell’ambito della Legge di delegazione europea 2022-2023.

 

Si tratta di una legge molto ampia e articolata, che riguarda diversi settori e materie di interesse per i cittadini e le imprese. Tra le numerose norme europee da attuare, vogliamo segnalarvi quelle che ci sembrano più rilevanti e attese, sia per la loro importanza sia per le loro implicazioni pratiche.

 

Cibersicurezza e resilienza dei sistemi critici

La cibersicurezza è una sfida sempre più urgente e strategica per l’Unione europea, che richiede una cooperazione e una coordinazione tra gli Stati membri e le istituzioni comunitarie. Per questo motivo, la Legge di delegazione europea prevede il recepimento di due direttive fondamentali in questo ambito:

  • la direttiva (UE) 2022/2555, nota come direttiva NIS2, che aggiorna e rafforza il quadro normativo per la sicurezza delle reti e dei sistemi informativi nell’Unione, introducendo nuovi obblighi e sanzioni per gli operatori di servizi essenziali e i fornitori di servizi digitali, nonché nuovi meccanismi di cooperazione e scambio di informazioni tra le autorità nazionali competenti;
  • la direttiva (UE) 2022/2557, che stabilisce le regole per garantire la resilienza dei soggetti critici, ovvero le entità pubbliche o private che forniscono servizi essenziali per il mantenimento delle funzioni vitali della società, come l’energia, i trasporti, la salute, l’acqua, la finanza, le comunicazioni, lo spazio e il nucleare. La direttiva prevede che i soggetti critici adottino misure di gestione dei rischi, di prevenzione e di mitigazione degli impatti di eventuali incidenti, nonché di notifica e di coordinamento con le autorità nazionali.

 

Queste due direttive rappresentano un passo avanti significativo per la protezione del patrimonio digitale e delle infrastrutture vitali dell’Unione europea, e richiederanno agli Stati membri e agli operatori coinvolti un adeguamento delle proprie norme e procedure.

 

Parità di retribuzione tra uomini e donne

La parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore è un principio fondamentale del diritto dell’Unione europea, sancito dal Trattato e dalla Carta dei diritti fondamentali. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, il divario retributivo di genere persiste in tutti gli Stati membri, con una media del 14% a livello europeo.

Per contrastare questa situazione, la Legge di delegazione europea prevede il recepimento della direttiva (UE) 2023/970, che mira a rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione attraverso la trasparenza retributiva e i relativi meccanismi di applicazione. La direttiva prevede, tra le altre cose, che:

  • i datori di lavoro forniscano informazioni sulle fasce retributive per le diverse categorie di lavoratori e lavoratrici, nonché sui criteri di determinazione della retribuzione;
  • i lavoratori e le lavoratrici abbiano il diritto di richiedere informazioni sul livello di retribuzione dei colleghi che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore, nel rispetto della protezione dei dati personali;
  • i datori di lavoro che non rispettano il principio della parità di retribuzione siano soggetti a sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, comprese le indennità per i lavoratori e le lavoratrici discriminati;
  • i lavoratori e le lavoratrici abbiano accesso a vie di ricorso effettive e accessibili, sia individuali che collettive, per far valere i propri diritti;
  • le organizzazioni sindacali e le associazioni che promuovono l’uguaglianza di genere possano assistere e rappresentare i lavoratori e le lavoratrici vittime di discriminazione retributiva.

 

Questa direttiva è un importante strumento per promuovere la giustizia sociale e l’uguaglianza di genere nell’Unione europea, e richiederà agli Stati membri e ai datori di lavoro un impegno concreto per garantire una retribuzione equa e trasparente a tutti i lavoratori e le lavoratrici.

 

Rendicontazione societaria di sostenibilità e governance dei dati

La sostenibilità e la digitalizzazione sono due delle principali priorità dell’agenda politica dell’Unione europea, che si traducono in una serie di iniziative legislative e non legislative per orientare lo sviluppo economico e sociale verso modelli più responsabili e innovativi. In questo contesto, la Legge di delegazione europea prevede il recepimento di due norme chiave:

  • la direttiva (UE) 2022/2464, che modifica il quadro normativo vigente in materia di rendicontazione societaria di sostenibilità, ovvero l’obbligo per le società di fornire informazioni sulle loro performance ambientali, sociali e di governance, nonché sui rischi e le opportunità connessi. La direttiva estende tale obbligo a un maggior numero di società, introduce nuovi requisiti di qualità, coerenza e comparabilità delle informazioni, e prevede l’armonizzazione degli standard di rendicontazione a livello europeo;
  • il regolamento (UE) 2022/868, noto come Data Governance Act, che stabilisce le regole per la governance europea dei dati, ovvero il quadro istituzionale e normativo per facilitare la condivisione e l’utilizzo dei dati tra gli Stati membri e le parti interessate, nel rispetto dei principi di protezione dei dati, di concorrenza leale e di sovranità dei dati. Il regolamento prevede, tra le altre cose, la creazione di uno spazio europeo dei dati, la definizione di categorie di dati di interesse generale, la regolamentazione delle attività di intermediazione dei dati, e la promozione della partecipazione dei cittadini e delle imprese alla condivisione dei dati.

 

Queste due norme rappresentano un passo avanti significativo per la trasformazione verde e digitale dell’Unione europea, e richiederanno agli Stati membri e alle società un adeguamento delle proprie pratiche e procedure.

 

 

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Dal 2024 obbligo di copertura assicurativa per eventi catastrofici

Dal 2024 obbligo di copertura assicurativa per eventi catastrofici


La Legge di Bilancio 2024 (legge n.213/2023) ha introdotto un importante cambiamento per le imprese in Italia: l’obbligo di copertura assicurativa per eventi catastrofici. Questa misura è stata adottata per garantire una maggiore resilienza e sicurezza per le imprese di fronte a calamità naturali come sismi, alluvioni, frane e inondazioni.

 

 

Dettagli dell’Obbligo di Copertura Assicurativa

La Legge di Bilancio 2024, specificamente nei commi da 101 a 111, impone alle imprese con sede legale in Italia o con una stabile organizzazione nel paese di stipulare contratti assicurativi entro il 31 dicembre 2024. La copertura assicurativa deve includere terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali.

 

 

Sanzioni e Penalizzazioni

Le imprese che non aderiscono a questa disposizione potrebbero subire sanzioni significative, che vanno da penalizzazioni finanziarie a possibili esclusioni dall’accesso a contributi, sovvenzioni o agevolazioni pubbliche. È quindi fondamentale che le aziende si conformino a questa nuova normativa per evitare conseguenze negative.

 

 

Ruolo delle Imprese di Assicurazione

Le imprese di assicurazione sono chiamate a giocare un ruolo chiave nell’implementazione di questa legge. Sono obbligate a offrire la copertura assicurativa richiesta, con sanzioni amministrative da 100.000 a 500.000 euro in caso di mancato rispetto. I contratti assicurativi devono prevedere un limite massimo di scoperto o franchigia, non superiore al 15% del danno, e applicare premi proporzionali al rischio.

 

 

Eccezioni e Esclusioni

Ci sono alcune eccezioni importanti a questa normativa. Gli imprenditori agricoli, come definito dall’art. 2135 del codice civile, sono esclusi dagli obblighi di copertura assicurativa. Inoltre, le imprese il cui patrimonio immobiliare è gravato da abuso edilizio o costruito in violazione delle autorizzazioni sono escluse dall’obbligo di copertura assicurativa.

 

È fondamentale che le imprese agiscano tempestivamente per adempiere a questa nuova normativa, garantendo la sicurezza e la stabilità nel contesto imprenditoriale italiano.

 

 

 

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Direttiva CSRD: dal 2024 più aziende dovranno fare il report si sostenibilità

Direttiva CSRD: dal 2024 più aziende dovranno fare il report si sostenibilità


Il 2024 sarà il vero primo anno dei temi ESG: Environment – Social – Governance.

 

Le novità

 

La Direttiva UE c.d. CSRD del 2022 (Corporate Sustainability Reporting Directive) amplia il numero di imprese tenute a effettuare il report di sostenibilità, a integrazione dei documenti di bilancio.

 

Le stime, in Italia, affermano che si passerà a 49.000 imprese obbligate dalla CSRD, dalle attuali 11.000 ora obbligate a fornire le c.d. informazione non finanziarie previste dalla precedente Direttiva NFD.

 

A chi si applica la CSRD

 

I nuovi obblighi si applicano in via diretta alle grandi imprese, ma queste sono tenute ad acquisire le informazioni sulla sostenibilità anche dalla catena del valore, a monte e a valle: in pratica, rivolgendosi a clienti e fornitori.

 

In sintesi, l’ambito applicativo e i tempi di attuazione sono i seguenti:

 

Tipologia di impresaParametro: Dipendenti mediParametro: Totale attivo €Parametro: Ricavi netti €
Grande impresa > 250 > 20.000.000 > 40.000.000
Media impresa < 250 < 20.000.000 < 40.000.000
Piccola impresa < 50 < 4.000.000 < 8.000.000
Micro impresa < 10 < 350.000 < 700.000

 

Tipologia di impresa Tipologia di rendicontazionePrimo anno di rendicontazione Standard di riferimento
Grande impresa già soggetta alla DNF Obbligatoria 2024 (pubblicazione 2025) ESRS
Grande impresa non soggetta alla DNF Obbligatoria 2025 (pubblicazione 2026) ESRS
Piccola e media impresa quotataObbligatoria 2026 (pubblicazione 2027) ESRS per SMEs
Piccola e media impresa non quotataVolontaria ESRS per SMEs
Micro impresa (quotata e non quotata) Volontaria ESRS per SME

 

 

Scopi e obiettivi

 

La conseguenza sarà che anche le PMI e le imprese un po’ di grandi non obbligate in via diretta, lo saranno indirettamente perché dovranno rispondere alle richieste informative dei soggetti obbligati dalla Direttiva.

 

Peraltro, è già notizia che il merito creditizio sarà stabilito in base al “livello ESG” dell’impresa: significa che l’accesso al credito bancario e assicurativo vedrà privilegiate (o penalizzate) le imprese in base al loro “rating ESG”.

 

È ovvio, quindi, che sarà un tema trasversale che potremo trattare con tutti gli interessati, per preparare le imprese in questo anno e mezzo di tempo.

 

 

 

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Agevolazioni sulla Parità di Genere: Un’Opportunità per le Aziende

Agevolazioni sulla Parità di Genere: Un’Opportunità per le Aziende


La parità di genere è un obiettivo fondamentale per le aziende e la società in generale.

 

In Italia, la normativa sulla parità di genere è sancita dalla Costituzione e da numerose leggi. L’articolo 3 della Costituzione afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

 

E' un tema che fa parte anche dei nuovi parametri ESG introdotti dalla normativa europea.

 

Per promuovere la parità di genere nelle imprese, sono previsti diversi incentivi.

 

Ad esempio, per la partecipazione a procedure pubbliche, il nuovo Codice prevede che le amministrazioni aggiudicatrici indicano, nei loro avvisi, un maggiore punteggio legato al possesso della certificazione di genere.

 

L’art 106, comma 8, del nuovo codice dei contratti pubblici prevede, inoltre, per tutte le tipologie di contratto una diminuzione della garanzia del 20%, cumulabile con tutte le altre riduzioni previste dalla legge, in caso di possesso di certificazioni (riportate nell’allegato II. 13 al Codice) attestanti specifiche qualità, tra le quali rientra anche la certificazione della parità di genere.

 

Inoltre, ci sono delle preferenze per l’accesso a incentivi se attui la parità di genere: ad esempio, ai sensi della Legge Gribaudo (art. 5, comma 3) alle aziende che, alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, siano in possesso della certificazione della parità di genere in applicazione alla prassi UNI/PdR 125:2022, rilasciata da un organismo di certificazione accreditato, è riconosciuto un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti.

 

Nel 2022 era stato previsto che le aziende in possesso della certificazione della parità di genere potevano avvalersi di un esonero dal versamento di una percentuale dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro: potrebbe essere riproposto come incentivo ed è opportuno prepararsi.

 

Un altro esempio di questi incentivi è l’avviso pubblico emesso da Unioncamere per la concessione di contributi alle micro, piccole e medie imprese. L’obiettivo è fornire contributi per servizi di assistenza tecnica e accompagnamento, e per servizi di certificazione della Parità di Genere (UNI/PdR 125:2022). Ne parleremo in un webinar il 4 dicembre.

 

La parità di genere è un tema che coinvolgerà sempre più le aziende in futuro. È importante essere preparati e informati su queste normative. Le aziende devono produrre un report sulla parità di genere ogni due anni. Possedere la certificazione della parità di genere può facilitare la creazione di questo report.

 

In conclusione, gli incentivi e le normative esistenti sono strumenti utili per promuovere la parità di genere. Continuare a informarsi e adattarsi a queste normative è fondamentale per il successo futuro delle aziende.

 

 

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Parità salariale: i nuovi obblighi della Direttiva UE 2023

Parità salariale: i nuovi obblighi della Direttiva UE 2023


Una notizia importante nel panorama europeo: il 17 maggio 2023 è stata pubblicata la nuova EU Pay Transparency Directive 2023/970 (Direttiva sulla Trasparenza Salariale) sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea.

Le nuove disposizioni diventeranno effettive dopo 20 giorni dalla pubblicazione, e gli stati membri avranno tempo fino al 7 giugno 2026 per adeguarsi.

 

Cerchiamo di comprendere meglio come si applicano e cosa comportano i nuovi obblighi della Direttiva Europea.

 

 

La Direttiva ha l'obiettivo di rafforzare il diritto alla parità salariale dei dipendenti attraverso l'uso efficace di obblighi di trasparenza e accessibilità delle informazioni salariali.

Nonostante la parità salariale sia già un principio presente nell'art. 157 del TFEU, la relazione tecnica che accompagna la proposta della Direttiva sottolinea che il divario retributivo di genere si attesta ancora intorno al 14% nell'Unione Europea, con differenze significative tra gli stati membri e conseguenze a lungo termine sulla qualità della vita delle donne, aumentando il rischio di povertà e contribuendo al divario pensionistico.

 

Nonostante alcuni stati membri abbiano già norme sulla trasparenza retributiva, la frammentazione e le differenze legislative aumentano il rischio che la concorrenza venga falsata da standard sociali diversi, rendendo necessario un intervento a livello dell'UE.

 

Gli obblighi di reportistica e la fine del segreto retributivo

 

Attualmente in Italia esiste già l'obbligo di reportistica sulla situazione di genere introdotto dalla legge n. 162 del 2021 per tutte le aziende con più di 50 dipendenti. L'obbligo, facoltativo per le aziende sotto la soglia dei 50 dipendenti, si verifica ogni due anni.

 

La Direttiva prevede che la reportistica sia annuale solo per le società con più di 250 dipendenti. Per le società al di sotto di questa soglia, l'obbligo sarà triennale, mentre per le società con meno di 100 dipendenti la reportistica sarà volontaria.

 

La nostra normativa attuale è quindi più rigorosa. Viene introdotto l'obbligo di revisione congiunta con le rappresentanze sindacali aziendali qualora il report evidenzi una differenza del livello retributivo medio tra lavoratori di sesso femminile e maschile di almeno il 5% in qualsiasi categoria e che non sia giustificabile da fattori oggettivi neutri.

 

Nel report, i datori di lavoro dovranno fornire informazioni dettagliate sui livelli retributivi medi di ciascun genere, analisi percentuali sull'occupazione maschile e femminile all'interno dell'azienda, individuazione di eventuali differenze.

 

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Workshop Plenitude e Studio Industria

Workshop Plenitude e Studio Industria


Oggi il nostro Andrea Tatafiore sarà con tutti i Professionisti di Studio Industria al workshop organizzato da Plenitude per i suoi Partner.

Parleremo di Modelli 231 e prevenzione dei rischi, ricordando che è entrato in vigore il Decreto Whistleblowing con nuovi obblighi per le imprese (approfondimento belle news sul nostro sito https://www.studioindustria.eu/decreto-whistleblowing/).

 

 

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L'importanza di agevolazioni e incentivi per le imprese

L'importanza di agevolazioni e incentivi per le imprese


Nel panorama economico odierno, gli incentivi statali sono di fondamentale importanza per le imprese, i privati e interi settori. Questi incentivi possono assumere molte forme, da agevolazioni fiscali e sussidi a ricerca e sviluppo finanziati dal governo, ma l'obiettivo generale è dare alle entità una spinta in più per fare affari che genererebbe posti di lavoro, incoraggerebbe l'innovazione, stimolerebbe la crescita economica e altro ancora. Per questi motivi, gli incentivi statali sono diventati uno strumento essenziale per fornire lo slancio al cambiamento, sia che ciò significhi incoraggiare gli investimenti, avviare un'impresa o assumere un rischio su una nuova tecnologia.

 

Gli incentivi statali sono importanti per le imprese per risparmiare denaro e stimolare gli investimenti. Le agevolazioni fiscali riducono i costi generali delle imprese, dando loro più capitale da reinvestire nelle loro operazioni. Ciò aiuta le aziende ad espandersi, ad assumere più dipendenti e ad aumentare salari e stipendi. Inoltre, i sussidi governativi aiutano le imprese a ridurre i costi e perseguire opportunità di ricerca che altrimenti potrebbero non prendere in considerazione, incoraggiando l'innovazione e creando ancora più opportunità economiche.

 

Per gli industrie, gli incentivi governativi forniscono sicurezza economica, rendendo più facile perseguire opportunità formative o correre rischi in un'impresa commerciale. I crediti d'imposta e le esenzioni rendono più facile per le persone risparmiare e investire denaro, mentre i progetti sponsorizzati dal governo possono agevolare l’efficacia delle politiche del lavoro.

 

In breve, gli incentivi governativi sono fondamentali per incoraggiare l'attività economica, dare impulso alle industrie, incentivare gli investimenti e creare maggiori opportunità di prosperità per gli individui. Sono uno strumento potente per fornire una spinta tanto necessaria per stimolare il progresso, sia a breve che a lungo termine. Pertanto, gli incentivi statali dovrebbero rimanere in prima linea nelle agende aziendali e nei business plan.

 

Stiamo monitorando le prospettive della Legge di bilancio per mappare le iniziative che verranno intraprese in merito e creare una programma di innovazione a misura di impresa. A tal fine, Studio Industria ha strutturato anche una propria business unit dedicata non solo agli incentivi, ma anche alla bandistica e alle opportunità di finanziamento già previste e in corso di pubblicazione.

 

Rimaniamo aggiornati!

 

 

 

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Nuovo Decreto Biometano: novità sulle agevolazioni

Nuovo Decreto Biometano: novità sulle agevolazioni


Il 15 settembre 2022, il Ministro della transizione ecologica (MiTE), ha firmato il “Nuovo Decreto Biometano”, finalizzato a sostenere lo sviluppo del biometano nazionale, ottenuto massimizzando il recupero energetico dei residui organici.

 

Questo provvedimento, che costituisce un’incentivazione per la produzione di biometano, ha assegnato 1,7 miliardi di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

 

Il Nuovo Decreto Biometano, che si presenta come mezzo di attuazione dell’economia circolare, ha il doppio obiettivo di efficientare e riconvertire gli impianti di biogas agricoli esistenti (per trasformarli in nuovi impianti di produzione di biometano sostenibile) e di incentivare la costruzione di nuove centrali per la produzione di biometano.

 

Una simile misura, mai come in questo periodo storico, si presenta fondamentale per ridurre la dipendenza dell’Italia dal gas estero e maggiormente “indipendente” nella produzione: si stima che potrà essere coperto fino al 20% del fabbisogno italiano di gas riducendo l’impatto ambientale.

Da un punto di vista tecnico, gli incentivi sono concessi sia per “impianti di nuova realizzazione alimentati da matrici agricole e da rifiuti organici”, sia per “impianti per la produzione di elettricità da biogas agricolo oggetto di riconversione”, a condizione che gli interventi siano realizzati in data antecedente la pubblicazione della graduatoria e che siano conclusi entro il 30 giugno 2026. Ai produttori degli impianti che rispettano i requisiti sopra indicati spetta:

  1. a) un contributo in conto capitale del 40% calcolato sul massimo dele spese ammissibili (Allegato 1 Decreto n.340/2022);
  2. b) una tariffa incentivante applicata alla produzione netta di biometano per una durata di 15 anni ed erogata a partire dalla data di entrata in funzione dell’impianto.

Ai fini dell’erogazione del contributo in conto capitale, rientrano tra le spese ammissibili:

  • costi di realizzazione ed efficientamento degli impianti;
  • attrezzature di monitoraggio e ossidazione del biometano, dei gas di scarico e di monitoraggio delle emissioni fuggitive;
  • costi di connessione alla rete del gas naturale;
  • costi per l’acquisto o acquisizione di programmi informatici funzionali alla gestione dell’impianto;
  • spese di progettazione, direzione lavori, collaudo, consulenze, studi di fattibilità, acquisto di brevetti e licenze, connessi alla realizzazione dei sopraindicati investimenti, nella misura massima complessiva del 12% della spesa totale ammissibile;
  • costi per la fase di compostaggio del digestato.

 

In conclusione, è importante sottolineare come gli interventi di spesa esaminati possano godere delle agevolazioni previste dal Decreto solo a seguito dell’aggiudicazione di procedure competitive pubbliche di cui sono messi a disposizione, periodicamente, contingenti di capacità produttiva.

 

 

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