La due diligence della startup


La due diligence può avere durata e intensità[1] molto elastiche (che dipendono principalmente dal grado di maturità della startup[2]) e si sostanzia nell’analisi della società da un punto di vista legale, fiscale e tecnico[3]. Dal punto di vista legale, ci sarà sicuramente un vaglio documentale[4], che consisterà nello studio analitico dello Statuto e delle sue clausole, nonché degli eventuali patti parasociali[5] stipulati dai soci. Potrà poi seguire un focus di natura giuslavoristica, dove si attenzioneranno le dinamiche di subordinazione o collaborazione instaurate all’interno della società e i profili attinenti al rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Anche l’analisi degli aspetti che fanno riferimento alla proprietà intellettuale, quali la registrazione dei marchi, l’originalità dei software[6], l’esistenza e l’intestazione di un eventuale nome a dominio, deve trovare spazio in questa importante fase del processo di investimento. Infine, in ambito fiscale, si dovrà andare a verificare che ci sia stato il corretto pagamento delle imposte e delle tasse e che siano stati regolarmente versati i contributi agli enti previdenziali nel caso in cui il soggetto giuridico si sia dotato di personale dipendente.  [1] Da intendersi come profondità di analisi della società.[2] La quale, in questo contesto di riferimento, prenderà il nome di “società target” ossia “società – obiettivo”.[3] Per le startup più mature l’analisi comprenderà anche l’aspetto dei financial.[4] Di cui si occuperanno, naturalmente, i consulenti dell’investitore.[5] Sono “accordi privati” che regolamentano alcuni aspetti della vita societaria.[6] Che dovranno essere poi analizzati anche da un punto di vista tecnico fronte brevettabilità.    Contributo a cura del Dott. Piermarco Di Lallo.