ChatGPT e altre intelligenze artificiali: quali rischi?
ChatGPT e altre intelligenze artificiali: quali rischi?
Le AI stanno diventando sempre più diffuse e offrono molteplici vantaggi, ma è fondamentale essere consapevoli delle implicazioni legali che comportano.
In questo articolo, esploreremo alcuni aspetti chiave da considerare per garantire la conformità alle leggi e minimizzare i rischi nell'implementazione di AI come ChatGPT nelle attività aziendali.
Conclusione: L'integrazione delle AI come ChatGPT nelle aziende offre vantaggi significativi, ma è fondamentale comprendere i rischi legali associati. La trasparenza, la protezione dei dati, la gestione dei bias, la valutazione della proprietà intellettuale e la definizione della responsabilità sono tutti aspetti cruciali da considerare.
Collaborare con professionisti legali specializzati in diritto delle nuove tecnologie può aiutare a navigare in modo sicuro in questo ambito complesso. Assicurarsi di adottare politiche e procedure appropriate può proteggere la vostra azienda da possibili conseguenze legali e preservare la fiducia dei vostri clienti.
Parità salariale: i nuovi obblighi della Direttiva UE 2023
Parità salariale: i nuovi obblighi della Direttiva UE 2023
Una notizia importante nel panorama europeo: il 17 maggio 2023 è stata pubblicata la nuova EU Pay Transparency Directive 2023/970 (Direttiva sulla Trasparenza Salariale) sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea.
Le nuove disposizioni diventeranno effettive dopo 20 giorni dalla pubblicazione, e gli stati membri avranno tempo fino al 7 giugno 2026 per adeguarsi.
Cerchiamo di comprendere meglio come si applicano e cosa comportano i nuovi obblighi della Direttiva Europea.
La Direttiva ha l'obiettivo di rafforzare il diritto alla parità salariale dei dipendenti attraverso l'uso efficace di obblighi di trasparenza e accessibilità delle informazioni salariali.
Nonostante la parità salariale sia già un principio presente nell'art. 157 del TFEU, la relazione tecnica che accompagna la proposta della Direttiva sottolinea che il divario retributivo di genere si attesta ancora intorno al 14% nell'Unione Europea, con differenze significative tra gli stati membri e conseguenze a lungo termine sulla qualità della vita delle donne, aumentando il rischio di povertà e contribuendo al divario pensionistico.
Nonostante alcuni stati membri abbiano già norme sulla trasparenza retributiva, la frammentazione e le differenze legislative aumentano il rischio che la concorrenza venga falsata da standard sociali diversi, rendendo necessario un intervento a livello dell'UE.
Gli obblighi di reportistica e la fine del segreto retributivo
Attualmente in Italia esiste già l'obbligo di reportistica sulla situazione di genere introdotto dalla legge n. 162 del 2021 per tutte le aziende con più di 50 dipendenti. L'obbligo, facoltativo per le aziende sotto la soglia dei 50 dipendenti, si verifica ogni due anni.
La Direttiva prevede che la reportistica sia annuale solo per le società con più di 250 dipendenti. Per le società al di sotto di questa soglia, l'obbligo sarà triennale, mentre per le società con meno di 100 dipendenti la reportistica sarà volontaria.
La nostra normativa attuale è quindi più rigorosa. Viene introdotto l'obbligo di revisione congiunta con le rappresentanze sindacali aziendali qualora il report evidenzi una differenza del livello retributivo medio tra lavoratori di sesso femminile e maschile di almeno il 5% in qualsiasi categoria e che non sia giustificabile da fattori oggettivi neutri.
Nel report, i datori di lavoro dovranno fornire informazioni dettagliate sui livelli retributivi medi di ciascun genere, analisi percentuali sull'occupazione maschile e femminile all'interno dell'azienda, individuazione di eventuali differenze.